Sui rischi dell’inflazione degli stock di ricchezza finanziaria

After the great crisis of 2007-2008, the average stock prices of financial wealth (stocks and securities) on the major stock markets have been characterized by a continuous growth that the economists are still struggling to explain. In this paper we propose an interpretation and a subsequent empirical review of the phenomenon that is based on a complete re-formulation of the quantum theory of the money. According to it, wealth stock inflation is an indirect effect of an excess of production capacity in the real economy and the associated process of creating new money.

Dai bassi tassi di interesse all’alta spesa militare: crisi di egemonia e pulsioni belliche degli Stati Uniti d’America

La spesa per consumi personali è stata la componente più dinamica della domanda aggregata negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni ‘70. Tra il 1951 e il 1980, il suo rapporto con il PIL è stato in media intorno al 58%, per poi crescere costantemente di 10 punti percentuali, stabilizzandosi dal 2003 al livello più elevato di circa il 68%. A partire dall’inizio della seconda metà degli anni ‘70, la crescita sostenuta della spesa per consumi personali ha compensato sia l’andamento sfavorevole della bilancia commerciale, sia il rallentamento dei consumi pubblici e della spesa lorda per investimenti (la crescita degli investimenti privati ​​è rimasta allineata a quella del prodotto, grazie al peso in rapido aumento degli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale che ha controbilanciato un marcato rallentamento degli investimenti in strutture e attrezzature non residenziali).

L’Economia della Previdenza Sociale in un modello di circuito monetario

Dinanzi alle problematiche di sostenibilità dei tradizionali sistemi previdenziali, la maggior parte dei policy makers propone l’espansione dei sistemi a capitalizzazione pre-finanziati e la progressiva privatizzazione del sistema pensionistico. Dal punto di vista della teoria economica, però, le analisi che si celano dietro soluzioni simili si fondano su poco realistiche ipotesi neoclassiche ed, inoltre, tendono anche a trascurare i feedback che esistono tra i meccanismi di distribuzione dei sistemi previdenziali e l’economia nel suo complesso. In questo paper, seguendo invece la tradizione italiana della teoria del Circuito Monetario, proponiamo un’estensione del modello pensato da Augusto Graziani al fine di includervi anche i sistemi pensionistici ed i loro effetti reali e finanziari. Il framework teorico proposto evidenzia infatti il ruolo dei meccanismi distributivi previdenziali per il mondo della finanza e svela anche i rischi macroeconomici finanziari che i fondi pensione gestiti dalle grandi società finanziarie possono avere nei Paesi finanziariamente più deboli come l’Italia. Il modello, inoltre, dimostra che ciò di cui più necessitano i sistemi pensionistici è semplicemente una lungimirante politica economica in grado di incrementare crescita e produttività, combinata con una politica di distribuzione del reddito pro-labour.

Spesa pubblica e salari più alti per ridurre il dualismo territoriale in Italia

L’atavico dualismo economico tra Nord e Sud Italia è stato tradizionalmente combattuto con politiche economiche dal lato dell’offerta. Flessibilità salariale e occupazionale, deregolamentazioni e incentivi alle imprese sono tra le più citate misure alla base di queste prescrizioni di policy, ben rappresentate nell’ambito dell’Unione europea dalle periodiche country specific recommendation della Commissione.

Lavoro povero nella Città Metropolitana di Napoli – 2021

Queste pagine intendono fornire un quadro del fenomeno del lavoro povero nella Città Metropolitana di Napoli nell’anno 2021. Il principale contributo consiste nel comparare – incrociando microdati aziendali con dati settoriali – i livelli retributivi con elementi della struttura del mercato del lavoro e dei vari settori produttivi. Da questa prima analisi il fenomeno del lavoro povero risulta inversamente correlato con tutte le variabili che rafforzano il potere contrattuale dei lavoratori. Si registra una correlazione negativa con dimensione d’impresa, produttività, quota salari sul valore aggiunto e retribuzioni tabellari contrattuali. Emerge invece una correlazione positiva con la diffusione di tipologie contrattuali atipiche e di lavoro irregolare. Secondo questa impostazione – che annovera fra lavoratori poveri coloro che percepiscono un reddito annuale lordo inferiore al 60% di quello medio nazionale, quindi inferiore a 12.978 Euro – risulta povero Il 34% dei circa 400 mila lavoratori regolari del settore privato. Emergono numeri allarmanti, con natura di emergenza sociale e che si amplificano se si tiene conto anche del lavoro irregolare.

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