Introduzione
La recente pandemia di COrona Virus Infectious Disease (COVID) che ha colpito il mondo intero ha ovviamente polarizzato l’interesse della comunità scientifica. Tra i diversi studi nell’ambito delle scienze sociali, dopo un iniziale concentrazione sulle policy per combattere o quantomeno contenere il virus (Alfano ed Ercolano, 2020a; Alfano ed Ercolano, 2020b; Lau et al, 2020; Piguillem e Shi, 2020) gli scienziati sociali hanno ben presto iniziato a concentrarsi sull’influenza e l’impatto che questa importante discontinuità ha avuto su altri aspetti della società (tra gli altri: Russo e Viscione, 2020; Ferrentino e Vota, 2020).
Questa, pur recente, letteratura ha avuto in particolare diversi contributi nell’intersezione tra economia e scienze politiche, dove diversi studiosi hanno teorizzato e misurato l’impatto del COVID sul comportamento elettorale. Infatti, le elezioni comportano necessariamente l’assembramento in uno spazio ridotto di molte persone in poche ore, e dopo mesi di messaggi volti a scoraggiare, quando non di specifiche policy volte ad impedire, raggruppamenti in spazi limitati di cittadini, è interessante studiare qual è il comportamento dell’elettorato chiamato a votare. A maggior ragione visto quanto accaduto in Francia, dove è stato stimato un importante aumento dei morti causate dal COVID dopo le elezioni comunali dello scorso Marzo (Bertoli et al., 2020).
Questa letteratura ha già visto alcuni contributi, ma difficilmente può dirsi esaurita, visto da una parte la freschezza del tema, e dunque l’inevitabile necessità che ne scaturisce di consolidare risultati che contano così poche analisi; e dall’altra l’eterogeneità esistente tra i paesi sia per la violenza con cui sono stati colpiti dall’emergenza, che per la cultura politica ed il comportamento elettorale che li caratterizza. Infine, è importante notare come questa letteratura vanti sino ad ora principalmente contributi empiricamente collocati negli Stati Uniti, e dunque si ritiene importante studiare cosa accade anche in altri paesi, diversi dagli USA per sistema partitico ed elettorale.
Riassumendo i principali contributi in merito presenti in letteratura ad oggi, si può iniziare da Yoder ed i suoi coautori (2020) che, studiando le primarie in Texas del 14 luglio e l’assenza dai seggi degli ultra-sessantacinquenni, trovano come tra i democratici si riscontri un’affluenza di tre volte minore rispetto ai repubblicani, e che dunque c’è stato un effetto del COVID su quelle elezioni, sebbene gli autori specifichino come questo non abbia cambiato i risultati finali per una maggior presenza dei repubblicani.
Morris e Milles (2020) hanno studiato invece le primarie a Milwaukee, e riportano come il COVID abbia in quelle elezioni causato un assenteismo di circa 8 punti e mezzo, che sale a ben 10.2 punti per il sottocampione della popolazione afro-americana. Gli autori concludono che il COVID causa perdita di interesse verso la partecipazione elettorale, in particolare tra le minoranze.
Sempre studiando gli Stati Uniti, troviamo anche il contributo di Flanders e Goodman (2020), che studiando tre stati degli USA al voto, riscontrano come il rischio di contrarre il COVID-19 sia associato positivamente all’assenteismo elettorale, particolarmente nel Michigan. Come sappiamo, l’Italia è stato uno dei paesi più colpiti dal COVID, e sebbene stia ora vivendo una fase migliore della pandemia, in cui si riscontrano molti meno casi rispetto ad altri paesi europei, sono passati appena quattro mesi dalla fine del lockdown, ed il ricordo dei tanti morti che quotidianamente affollavano bollettini e telegiornali è ancora ben vivo nella popolazione. L’Italia è anche un caso interessante perché l’epidemia ha colpito in maniera molto eterogenea il paese, che ha visto livello di infezione e di morti molto diversi nelle sue regioni. Viene dunque spontaneo chiedersi: il diverso impatto del COVID tra la popolazione italiana, ha avuto un effetto sull’affluenza alle urne? C’è stato anche in Italia, come abbiamo visto essere successo negli Stati Uniti, un impatto del coronavirus sulle elezioni, che ha causato minore affluenza alle urne laddove il rischio di contrarre il virus era percepito come maggiore?
In termini più formali, le due ipotesi da testare nel resto della trattazione saranno:
- H1: l’elettorato ha percepito come relativamente pericoloso per la propria salute andare a votare, ed ha preferito non recarsi alle urne nelle elezioni percepite come meno importanti, ovvero quelle reputate non decisive per lo scenario politico o non in bilico;
- H2: l’elettorato ha percepito come molto pericoloso per la propria salute andare a votare, ed ha preferito non recarsi alle urne in nessun caso.
Per provare a rispondere a queste domande, si è proceduto ad analizzare l’affluenza dei votanti nelle diverse circoscrizioni elettorali, sia per le elezioni referendarie, che hanno visto chiamati al voto tutti i cittadini italiani, che per quelle regionali, che hanno visto chiamati al voto i soli cittadini di sei regioni (Campania, Puglia, Toscana, Liguria, Marche e Valle d’Aosta). Le elezioni si sono tenute gli scorsi domenica 20 e lunedì 21 settembre. Qual è dunque stato l’impatto del COVID su queste elezioni?
L’elettore non si è recato a votare nelle elezioni più decisive?
La recente tornata elettorale ha visto gli italiani chiamati alle urne principalmente per due motivi: sia per esprimersi su di un referendum confermativo (sul cosiddetto ‘taglio dei parlamentari’); che per votare alle elezioni regionali in sei diverse regioni italiane (oltre che, in taluni comuni, per votare in alcune tornate elettorali amministrative e suppletive delle politiche, che tuttavia sono di poco interesse in questo contesto e non verranno analizzate). Mentre ben pochi dubbi c’erano alla vigilia del voto sull’esito del referendum, che d’altronde come previsto ha visto un differenziale di quasi quaranta punti percentuali tra i sì ed i no, ben diversa era la percezione per le elezioni regionali.
Innanzitutto è bene sottolineare come da sempre le elezioni regionali siano particolarmente sentite dagli elettori e dai candidati, che impiegano molte risorse nella campagna elettorale. In particolare, al voto in questa occasione c’erano almeno due regioni considerate come ‘in bilico’, e contese tra le coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra: Puglia e Toscana. Una prima ipotesi, dunque, è che in queste elezioni il COVID possa aver avuto meno gioco nel tenere a casa l’elettorato, e che in atto ci fossero altri fattori che hanno spinto gli elettori ad andare al voto nonostante il rischio percepito: e cioè l’importanza dell’elezione, ritenuta tale sia per la carica da eleggere, che ha un importante impatto sulla vita del cittadino, per la sostanziale parità in termini di preferenze tra i candidati.
Una prima, veloce occhiata alle percentuali di affluenza suggerisce che gli elettori si siano recati alle urne sostanzialmente nella usuale percentuale. Le circoscrizioni paiono infatti aver sostanzialmente confermato le loro storiche percentuali di affluenza al voto. Usando i dati del Ministero dell’Interno, si è provveduto a riportare in una heat map di toni di grigio i decili di voto nei diversi distretti elettorali italiani, per le elezioni regionali del 2020 e del 2015. Il lettore presti attenzione nel leggere la mappa al fatto che non tutte le regioni erano effettivamente al voto, ma solo, come si è detto, Campania, Puglia, Toscana, Liguria, Marche e Valle d’Aosta.
Figura 1 – Affluenza al voto alle elezioni regionali per le diverse circoscrizioni al voto. Elaborazione da dati Ministero degli Interni.
Questo è anche confermato, empiricamente, da un t-test, riportato in tabella 1: come si può vedere l’ipotesi alternativa suggerisce, con p-value pari a 0, che la differenza media tra l’affluenza alle elezioni regionali in ogni distretto nel 2020 e quella nel 2015 sia pari o superiore a 0, e che dunque nel 2020 si sia andati a votare come o più che nel 2015. Possiamo dunque concludere che, perlomeno per le elezioni regionali e dunque per quelle più sentite dall’elettore, in Italia la paura per il COVID non abbia influito particolarmente sui comportamenti degli elettori.
Tabella 1 – Paired t-test
L’elettore non si è recato a votare?
Abbiamo visto nel paragrafo precedente come è possibile sconfessare l’ipotesi H1. Ma questa mancanza di astensionismo per la paura di infettarsi, vale anche per le elezioni percepite come meno importanti? Indubbiamente per il quesito referendario c’era meno calore da parte dell’elettorato, visto che la vittoria del sì era percepita come schiacciante e certa (e, guardando ai risultati ex-post, tale si è rivelata, con circa 40 punti di scarto).
Ancora una volta, analizzando l’affluenza al voto in tutte le province italiane, e dunque i dati riferiti al voto referendario, a prima vista non sembra che ci sia stato un significativo impatto sulle percentuali di voto. Al contrario di quanto, come abbiamo visto, suggerisce la letteratura, sembra che in Italia non ci sia stato alcun effetto sull’affluenza al voto dovuto al periodo pandemico che stiamo vivendo nemmeno per le elezioni referendarie. Usando i dati del Ministero dell’Interno, si è provveduto a riportare in una heat map di toni di grigio i decili di voto nei diversi distretti elettorali italiani, similmente a quanto fatto in precedenza, riportata in figura 2.
Figura 2 – Affluenza al voto alle elezioni referendarie per le diverse circoscrizioni al voto. Elaborazione da dati Ministero degli Interni.
L’affluenza media al referendum è stata del 53.91%, un dato in linea con quelli delle recenti elezioni. In questo caso, è più difficile comparare le percentuali di affluenza alle urne con risultati precedenti, vista la difficoltà di comparare una chiamata alle urne referendaria con un’elezione. Approfittando del fatto di avere più osservazioni che nel caso delle elezioni regionali, si è dunque proceduto a regredire l’affluenza di elettori per il referendum in ogni distretto elettorale su due variabili esplicative, indici della violenza con cui quella provincia è stata colpita dalla pandemia: il massimo dei casi riscontrati nell’intero periodo, diviso per il totale della popolazione (i numeri sono poi stati moltiplicati per 1000 per avere coefficienti più leggibili), nelle specificazioni 2.1 e 2.2; ed il totale dei casi al 19 settembre, nelle specificazioni 2.3 e 2.4. In ambo i casi si è poi provveduto ad aggiungere una variabile dicotomica, che segnalasse i distretti in cui ci fossero contestualmente anche le elezioni regionali, per avere un’analisi depurata dagli effetti di questo doppio appuntamento, che di certo ha portato più gente alle urne e che dunque potrebbe potenzialmente inficiare le stime.
I risultati sono riportati in tabella 2, da cui si evince che né il massimo livello di infezione storicamente riscontrato lungo tutto il periodo, né i casi alla vigilia delle elezioni, hanno avuto un effetto statisticamente significativo, per le abituali soglie utilizzate in letteratura, sull’affluenza nei diversi distretti. Addirittura, guardando la specificazione 2.4, pare esserci un effetto positivo del totale dei casi al 19 settembre sull’affluenza alle urne nel referendum, che risulta statisticamente significativo al 10%; ciò è probabilmente dovuto alle regioni al voto particolarmente colpite durante la pandemia (come ad esempio il Veneto), piuttosto che ad un effettivo meccanismo causale in atto. Come si può vedere dalle specificazioni 2.2 e 2.4, così come avevamo ipotizzato effettivamente nelle regioni in cui c’erano anche le elezioni regionali, hanno visto un’affluenza più alta, come spiegato dal coefficiente positivo e statisticamente significativo all’1% della relativa dummy.
Tabella 2 – Regressioni OLS, Affluenza al referendum su determinanti.
Statistica t tra parentesi, errori standard clusterizzati per regione * p < 0.1, ** p < 0.05, *** p < 0.01
Conclusioni
Al contrario di quanto riscontrato nella letteratura sin’ora dominante, in Italia, nonostante il nostro paese sia certamente stato colpito in maniera importante dalla recente pandemia di COVID-19, la presente analisi mostra come non si possa riscontrare alcun effetto statisticamente significativo del COVID sull’affluenza elettorale. Questo risultato, solido a due diverse operazionalizzazioni dell’impatto del coronavirus sui diversi territori italiani, suggerisce che in Italia gli elettori non si siano fatti condizionare dall’epidemia di COVID ancora in atto, e che al contrario abbiano preferito andare a votare sia nelle recenti elezioni regionali che in quelle referendarie.
Futuri, ulteriori studi, potranno essere dedicati a provare ad espandere questo risultato investigando altri appuntamenti elettorali, o anche a mostrare i meccanismi alla base della scelta, indagando sulla composizione demografica dell’elettorato.
Riferimenti bibliografici
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