I cambiamenti demografici nei censimenti dal 1981 al 2021: le 155 Zone urbanistiche di Roma

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The aim of this paper is to provide a preliminary analysis of data from the 2021 census, recently published by Istat, and comparing it with the four previous censuses. Following the previous article, published on economiaepolitica, dedicated to education, employment, and gender differences, this time we focus our attention on demographic dynamics. Data refer to all the censuses since the establishment of the districts in Rome in 1977, allowing us to compare the socio-economic changes in the city over the past 40 years. This analysis offers insights into the trends that have characterized the city over almost half a century.

Obiettivo del presente saggio è fornire una prima analisi dei dati del censimento 2021 da poco pubblicati dall’Istat confrontandoli con i quattro censimenti precedenti. Dopo il precedente articolo, pubblicato sempre su economiaepolitica, dedicato a istruzione, occupazione e differenze di genere, questa volta focalizziamo la nostra attenzione sulle dinamiche demografiche. Insieme ai nuovi dati del censimento 2021, presentiamo anche i dati dei censimenti 1981, 1991, 2001 e 2011 per le 155 zone urbanistiche di Roma. Si tratta di tutti i censimenti da quando nel 1977 sono state istituite le zone urbanistiche di Roma, che ci consentono di confrontare negli ultimi 40 anni i cambiamenti socioeconomici della città. Non più quindi solo una fotografia dell’esistente, ma uno sguardo alle tendenze che hanno caratterizzato la città in quasi mezzo secolo.

Questo lavoro sull’analisi dei dati del censimento 2021 da poco pubblicati dall’Istat[1] per sezione censuaria, segue il precedente articolo sempre pubblicato su economiaepolitica che aveva come oggetto l’evoluzione delle disuguaglianze socioeconomiche nei censimenti dal 1981 al 2021: il caso delle 155 Zone urbanistiche di Roma. In questa occasione ci focalizziamo sulle dinamiche demografiche 

Il nuovo censimento permanente sostituisce quello tradizionale decennale e si basa sull’integrazione tra i dati di fonte amministrativa e dati provenienti dalle rilevazioni che ogni anno coinvolgono un campione rappresentativo di comuni e di famiglie. Utilizzando i dati per sezione censuaria è possibile ricostruire gli indicatori relativi a demografia, istruzione, occupazione, composizione dei nuclei familiari e nazionalità anche per le aree subcomunali, come le zone urbanistiche di Roma.

Insieme ai nuovi dati del censimento 2021, presentiamo anche i dati dei censimenti 1981, 1991 e 2001 e 2011 per le 155 zone urbanistiche di Roma.

L’analisi coinvolge tutti i censimenti da quando nel 1977 sono state istituite le zone urbanistiche di Roma [2], consentendoci un’analisi comparativa degli ultimi 40 anni di cambiamenti socioeconomici nella città. Non più quindi solo una fotografia dell’esistente, ma uno sguardo alle tendenze che hanno caratterizzato Roma in quasi mezzo secolo.

I cambiamenti demografici in Italia e a Roma

L’Italia sta affrontando una crisi demografica significativa: la popolazione residente sta diminuendo e, contemporaneamente, sta aumentando il livello di invecchiamento [3]. La popolazione anziana diventa sempre più numerosa grazie ai miglioramenti medico-scientifici che hanno aumentato la capacità di vivere in salute e di curare le malattie, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di raggiungere le età più avanzate e di permanervi [4]. Nello stesso tempo, la popolazione giovanile e quella in età lavorativa sono in declino, a causa della diminuzione della natalità, in atto ormai da decenni [5]. In Italia si fanno pochi figli, sia per scelta che per difficoltà principalmente economiche e di conciliazione tra famiglia e lavoro [6]. Bassa fecondità ed elevata longevità hanno reso la popolazione italiana la più vecchia in Europa, e seconda al mondo solo al Giappone [7].

La popolazione residente a Roma rispecchia le tendenze demografiche nazionali, ma presenta anche delle proprie peculiarità che meritano una particolare attenzione [8]. Negli ultimi quarant’anni, dal 1981 al 2021, la popolazione del Comune di Roma è complessivamente diminuita, con un tasso di decremento annuo di circa -0,7%, mentre la popolazione in Italia è aumentata nello stesso periodo con un tasso pari allo 0,4%. Questo significa che, in media, nel corso dei 40 anni considerati insieme, Roma ha perso poco meno di un abitante ogni cento, per ogni anno, mentre in Italia si aggiungeva quasi una persona ogni duecento. Questa riduzione è la sintesi di una diminuzione della popolazione in alcune zone, prevalentemente nelle aree storiche e centrali, e di un incremento in altre zone, soprattutto periferiche, che all’inizio del periodo considerato erano poco popolate. I diversi decenni presentano, però, andamenti differenti [9].

I romani stanno invecchiando

La popolazione di Roma sta invecchiando progressivamente e intensamente, così come quella nazionale. La percentuale di ultrasessantacinquenni è passata dall’11,5% nel 1981 al 23,4% nel 2021, mentre in Italia, nello stesso periodo, è aumentata dall’11,3% al 23,8%. La popolazione di Roma è, quindi, invecchiata poco meno di quella nazionale. Già dal 1991 a Roma ci sono più anziani che giovani nella popolazione residente. Nel 1991 l’indice di vecchiaia, che rappresenta il rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella giovanile (0-14 anni), era di 109 anziani per 100 giovani. Nello stesso periodo, a livello nazionale, i giovani erano ancora più numerosi degli anziani, con 97 anziani ogni 100 giovani. Nel 2021, a Roma, l’indice di vecchiaia è arrivato a 184 anziani per 100 giovani confermando che la popolazione della Capitale è leggermente più giovane rispetto a quella complessiva in Italia, dove, invece, ci sono 188 anziani ogni 100 giovani.

In questi quattro decenni, l’età media dei cittadini romani è aumentata di quasi 10 anni, dai 36,3 del 1981 ai 46,1 del 2021, a causa della contrazione delle classi di età più basse, entro i 30 anni, e al contrario dell’espansione della fascia oltre i 64 anni, e in particolare dei più anziani. Infatti, nel 1981 il 20% dei romani aveva meno di 15 anni e quasi il 23% era tra 15 e 29 anni, mentre solo il 12% aveva 65 anni o più. Invece nel 2021 meno del 13% dei romani ha meno di 15 anni e il 14% è tra 15 e 29 anni, rispetto a quasi il 23,4% che ha 65 anni o più. Quindi la quota dei ragazzi con meno di 15 anni si è quasi dimezzata, passando in termini assoluti da 562mila a 347mila, e al contempo gli ultra-65enni sono quasi raddoppiati passando da quasi 323mila a 638mila; in particolare tra questi è la componente più anziana a crescere maggiormente: gli ultra-75enni sono infatti triplicati da 110mila a 340mila. Al di là delle considerazioni sull’invecchiamento della società romana, ovviamente questo comporta anche un grande cambiamento nella tipologia dei servizi pubblici e privati necessari alle diverse esigenze.

Classi di età (%)

Dal 1981 al 2021 l’invecchiamento aumenta, in tutte le “7 città” di Roma [10], con un aumento più marcato nella città del disagio e nella città dell’automobile, che nel 1981 erano più “giovani”, con un numero di anziani pari alla metà di quello dei giovani, rispetto alla media romana e ancora di più rispetto alla città consolidata, in cui c’erano già più di 100 anziani per 100 giovani (tra 0 e 14 anni). Nel primo decennio la città storica, quella ricca e quella compatta non solo presentano livelli di invecchiamento più elevati, ma registrano anche un aumento più intenso rispetto alle altre zone. Nel corso del tempo gli incrementi della città storica e della città ricca si riducono, mentre accelera l’invecchiamento della città del disagio e della città dell’automobile. La città-campagna mostra invece un invecchiamento molto più contenuto e con una crescita ridotta rispetto alle altre zone, al punto che anche al censimento del 2021 ci sono meno di 100 anziani per 100 giovani.  

Se ci soffermiamo solo sugli ultimi 10 anni, dal 2011 al 2021, è la città storica a far registrare un incremento dell’indice di vecchiaia più intenso, con 43 punti percentuali in più, tanto da ridiventare la parte della città con la popolazione più vecchia (250 anziani per 100 giovani). Nella città compatta e nella città ricca l’aumento della proporzione di anziani rispetto ai giovani è più contenuto anche se rimangono, dopo la città storica, le città più invecchiate.

In un contesto di crescente e intenso invecchiamento, al censimento del 2021, nella maggior parte delle zone urbanistiche gli anziani sono più numerosi dei giovani, fino a raggiungere un rapporto sproporzionato di quasi 300 anziani per 100 giovani. Le zone urbanistiche con l’indice di vecchiaia più elevato (mappa 1 a sinistra) sono sia nelle zone centrali che nella periferia storica e compatta, col valore record del Centro Storico di 296 anziani ogni 100 giovani, seguito da Pineto (291), Prati (288) e poi XX Settembre, Casilino, Aurelio nord e Trastevere (275-280), Osteria del Curato, Eroi e Tiburtino sud (263-264), Casal Bruciato, Laurentino, Aurelio sud, Grottaperfetta e Pietralata (258-260). Tra le zone urbanistiche più giovani solo 14 hanno un indice di vecchiaia inferiore a 100 (escluse quelle non residenziali), tutte con insediamenti recenti abitati da famiglie giovani con figli piccoli, a ridosso o fuori dal GRA in tutti i quadranti della periferia. Il record è a Magliana (che corrisponde a Muratella, 46) e Omo (48), le uniche due zone dove bambini e ragazzi sono più del doppio degli anziani, seguite da Acqua Vergine (che corrisponde a Ponte di Nona, 63), Barcaccia, Lunghezza, San Vittorino, Ponte Galeria, Sant’Alessandro e Mezzocamino (75-81), Castelluccia, Lucrezia Romana, Centro Direzionale Centocelle, Santa Maria della Pietà e Malafede (89-97).

La proporzione tra anziani e giovani è aumentata nell’ultimo decennio in molte zone urbanistichequasi tutte intorno al GRA e verso il litorale, soprattutto dove il valore dell’indice è inferiore alla media romana (mappa 1 a destra). Nonostante in due zone, Sant’Alessandro e Castel Fusano, l’indice sia addirittura raddoppiato, nella maggior parte dei casi l’aumento è contenuto entro il 40%. Al terzo posto troviamo Porta Medaglia, e poi Vallerano-Castel di Leva, Infernetto, Barcaccia, Grottaperfetta, Morena, Malafede e Lucrezia Romana (tutte oltre +60%). Al contrario, solo 24 zone urbanistiche, sparse nel comune ma soprattutto nella città compatta, hanno una popolazione relativamente più giovane rispetto a quella del 2011. A Grottarossa est e Villaggio Olimpico il calo è stato di -30%, quindi con un netto arresto dell’invecchiamento negli ultimi 10 anni, mentre è risultato tra -10 e -17% a Centro Direzionale Centocelle, Conca d’Oro, Saccopastore, Torrespaccata, Casal Bertone, Torpignattara e Valco San Paolo, e poco inferiore a Eroi, Don Bosco e Val Melaina.

Mappa 1 – Indice di vecchiaia (numero di anziani per 100 giovani)
Le famiglie: quasi la metà ha un solo componente

Le famiglie romane, oltre ad avere componenti più anziani, sono anche diventate più piccole nei quattro decenni analizzati, avendo perso in media quasi una unità, con un calo continuo dai 2,97 componenti medi del 1981 ai 2,07 del 2021. Questa è la conseguenza del vero e proprio boom dei nuclei con un solo componente (single o vedovi), che nel 1981 rappresentavano solo il 17% del totale delle famiglie romane e nel 2021 sono arrivati al 44,5%, ossia quasi uno su due! Al contrario si sono ridotte quasi a un terzo le famiglie con almeno 4 componenti (ossia solitamente una coppia con due o più figli), che erano il 38% nel 1981 e sono oggi meno del 15%. Sono drasticamente diminuite anche le famiglie con 3 componenti, dal 22% del 1981 a poco più del 16% nel 2021, mentre quelle con 2 componenti hanno avuto un andamento più oscillante, essendo prima cresciute dal 23% del 1981 al 29% del 2001, per poi scendere al 24,5% del 2021.

In termini assoluti, tra il 1981 e il 2021, il totale dei nuclei familiari è cresciuto notevolmente da 928mila a 1.308.000, grazie a quelli con un solo componente che sono quasi quadruplicati da 157mila a 582mila, e in misura minore alle famiglie con 2 componenti, aumentate di circa il 50% da 214mila a 321mila. Se è praticamente uguale il numero di famiglie con 3 componenti (da 204mila a 213mila), si sono invece più che dimezzati i nuclei con 4 o più componenti (da 352mila a 130mila). Anche in questo caso, oltre alle considerazioni sul minor numero di bambini e sulla riduzione dei legami familiari nella società romana, ciò comporta effetti sulle politiche abitative e urbanistiche, che devono soddisfare una maggiore domanda di case a fronte di una popolazione stabile.

In tutte le “7 città” di Roma i componenti dei nuclei familiari si sono costantemente ridotti dal 1981 al 2021, peraltro con una certa convergenza tra le aree urbane, che mostrano oggi minori divari rispetto a 40 anni fa, con l’eccezione della città storica dove il numero medio di componenti rimane parecchio inferiore alla media romana. Nel 1981 i nuclei familiari mediamente più numerosi erano quelli della città-campagna (3,45 componenti), città dell’automobile (3,32) e città del disagio (3,20), scesi nel 2021 rispettivamente a 2,33, 2,18 e 2,21, con una riduzione pari o superiore a una unità. Anche nella città compatta il calo è stato di circa una unità, da 2,97 (esattamente uguale alla media romana) a 1,98 (inferiore al dato medio e pari alla città ricca). Nello stesso periodo, la diminuzione è stata più contenuta, intorno a 0,7 unità, nella città ricca e storica, rispettivamente da 2,75 e 2,48 componenti a 1,98 e 1,75. Se ci concentriamo solo sugli ultimi 10 anni, in valore percentuale in modo da apprezzare meglio le variazioni, dal 2011 al 2021 la riduzione dei componenti dei nuclei familiari è superiore alla media romana nella città storica, del disagio e dell’automobile (circa -7,5%), praticamente in linea con la media nella città-campagna e in quella compatta (-6,2%) e più contenuta nella città ricca (-5,1%).

Le zone urbanistiche con nuclei familiari più numerosi sono tutte fuori dal GRA, in tutti i quadranti della città (mappa 2 a sinistra)il massimo è a Prima Porta a nord e Boccea a ovest (2,45 componenti medi), e poco meno (tra 2,35 e 2,42) in altre aree a est (Barcaccia, Sant’Alessandro, La Rustica – l’unica eccezione interna al GRA – e Borghesiana), sud (Porta Medaglia e Acilia nord), nord (Bufalotta, Santa Cornelia, Santa Maria di Galeria, Cesano e Castelluccia) e ovest (Massimina e Pantano di Grano). Al contrario, tutte le zone urbanistiche con nuclei familiari meno numerosi sono quelle del centro e della periferia storica e compatta: il minimo è a San Lorenzo (1,64), probabilmente per l’elevata concentrazione di studenti universitari che vivono da soli, seguita da Centro Storico, Trastevere e XX Settembre (1,69-1,70), dove la composizione socioeconomica è variegata, con residenti che vivono lontani dalle famiglie (dai politici agli immigrati) e religiosi. Valori poco superiori si registrano a Ostiense, Testaccio, Celio ed Esquilino (circa 1,75), Tuscolano nord, Eroi, Grottarossa est, Pietralata, Saccopastore e Appio (tra 1,81 e 1,85).

Tra il 2011 e il 2021 i componenti medi dei nuclei familiari sono diminuiti in tutte le zone urbanistiche tranne tre (mappa 2 a destra): Omo (quasi +9%) e Magliana (che, come detto, corrisponde a Muratella, quasi +5%), probabilmente grazie ai recenti sviluppi urbanistici in aree poco popolate che hanno portato nuove famiglie con figli, e al Villaggio Olimpico (quasi +1%) in parallelo alla riduzione dell’età media dei residenti già evidenziato. Sono invece diminuiti ma di poco, entro il -3%, in zone eterogenee: fuori dal GRA a est (Barcaccia, Acqua Vergine e Sant’Alessandro), nella città compatta (Saccopastore e Centro Direzionale Centocelle), verso il litorale (Mezzocamino) e all’Eur. La riduzione più consistente si è al contrario registrata in zone a ridosso o fuori dal GRA: il massimo è avvenuto a Tor Cervara (-18%) e alla Pisana (-15%), seguite da Grottarossa est, Tor Fiscale e Vallerano Castel di Leva (tra -12% e -13%), Castel Fusano e Osteria del Curato (oltre -11%), Casal Boccone e Labaro (-10%).

Mappa 2 – Componenti dei nuclei familiari
Gli stranieri: il record è sempre in centro

Insieme all’invecchiamento della popolazione e alla riduzione della dimensione delle famiglie, l’altro grande cambiamento demografico negli ultimi 40 anni è la forte crescita dei residenti stranieri a Roma, ossia persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in città. L’Italia, tradizionale paese di emigrazione, cominciò a essere meta di immigrazione straniera proveniente da paesi in via di sviluppo negli anni ’70, ma solo a inizio anni ’90 la tendenza si è consolidata, a seguito dell’arrivo in primis degli albanesi dopo la caduta del Muro di Berlino. Da allora l’Italia non è solo un paese di arrivo, ma anche di permanenza stabile degli stranieri, e ha visto stabilizzarsi non solo alcune specifiche collettività ma proprio un mosaico di stranieri di provenienze da tutto il mondo [11].

Vanno comunque tenuti presenti due fenomeni. Il primo è che nella città metropolitana di Roma dal 2012 al 2022 quasi 76mila persone di origine straniera hanno acquisito la cittadinanza italiana (grazie soprattutto ai requisiti di residenza e alla trasmissione dai genitori ai figli minori) [12], non venendo quindi più rilevate come “stranieri” al censimento. Il secondo è che per definizione i dati non comprendono gli stranieri irregolari presenti sul territorio comunale, che in tutta Italia nell’ultimo decennio sono stimati in meno del 10% [13]della popolazione straniera complessiva.

I residenti stranieri a Roma nel 1991 erano solo l’1,7% della popolazione, sono poi raddoppiati nel 2001 al 3,9% e di nuovo nel 2011 al 7,9%, per crescere ancora fino all’11,9% nel 2021, mentre a livello nazionale rappresentavano 0,6% nel 1991, 2,3% nel 2001, 6,8% nel 2011 e 8,5% nel 2021. Roma rappresenta quindi un importante polo per gli stranieri residenti, che in proporzione sono sempre stati e continuano ad essere di più che nel resto dell’Italia. In termini assoluti, sono aumentati da 48mila nel 1991, che costituivano il 14% di tutti gli stranieri residenti in Italia, a 98mila nel 2001, poi 206mila nel 2011 e infine 325mila nel 2021, che però rappresentano il 6,5% degli stranieri residenti in Italia.

Distinguendo per continente di origine, nel corso di questi 30 anni gli europei si sono mantenuti intorno al 40% tranne un picco nel 2011, dopo l’ingresso dei paesi dell’Europa dell’est in UE, mentre gli asiatici sono in continuo aumento dal 22% del 1991 al 36% del 2021. Su percentuali più basse, gli africani hanno avuto un andamento oscillante, con un calo dal 17% del 1991 a meno del 9% nel 2011, per poi risalire al 12% nel 2021. La quota degli americani è invece in continua riduzione, dal 19% del 1991 al 10% di oggi. La Romania è nel 2021 il paese di origine più frequente, con 73mila residenti pari al 22% del totale degli stranieri, il doppio rispetto alle Filippine (38mila, pari al 12%), seguite da Bangladesh (32mila), Cina (17mila), Ucraina (13mila), Perù, India ed Egitto (10-11mila), Polonia e Sri Lanka (circa 8.500).

In tutte le “7 città” di Roma gli stranieri sono cresciuti molto dal 1991 al 2021, con un ampliamento dei divari tra alcune aree urbane. Il record rimane sempre della città storica, la cui composizione sociale variegata comprende residenti di origine non italiana di condizioni molto diverse, come personale diplomatico, studenti e professori universitari, religiosi, artisti, lavoratori domestici e migranti. Nel 1991 la maggiore quota di stranieri era appunto già nella città storica con oltre il 6%, a fronte del 3% della città ricca e di valori poco superiori all’1% nel resto di Roma.

Trent’anni anni dopo, nel 2021, la città storica è salita a quasi il 21% della popolazione, ossia un residente su cinque non ha la cittadinanza italiana, però seguita dalla città del disagio (14%) a causa del basso costo delle abitazioni, e dalle città-campagna, compatta e ricca (11-12%), e infine dalla città dell’automobile (meno del 10%), dove la grande quota di case di proprietà rende più difficile l’accesso agli stranieri. Se ci concentriamo solo sugli ultimi 10 anni, dal 2011 al 2021 l’aumento degli stranieri è di poco superiore alla media romana nella città storica, compatta, del disagio e dell’automobile (+53-57%), ed è invece inferiore alla media nella città-campagna e in quella ricca (+33-36%).

Le zone urbanistiche con la maggiore quota di residenti stranieri sono eterogenee, in tutte le aree di Roma, per motivi diversi (mappa 3 a sinistra)Il massimo è a Grottarossa ovest (28%), che insieme ad Appia Antica nord (25%), Tomba di Nerone, Cesano e La Storta (20-21%) fanno parte della città ricca a nord, dove molti stranieri sono impiegati come collaboratori domestici e vivono vicino ai luoghi di lavoro. Livelli elevati si registrano anche nella città compatta a est, dove vivono soprattutto gli asiatici vicino alle loro attività alimentari o di ristorazione, in particolare a Quadraro (27%, seconda zona urbanistica per percentuale) e Torpignattara (quasi 22%), e nella città storica, come detto per motivi diversi, soprattutto a Esquilino (25%), ma anche Trastevere e Centro Storico (20%), Aventino e XX Settembre (oltre 19%). Tra le zone urbanistiche in cima alla graduatoria troviamo anche Magliana (che corrisponde a Muratella, 23%) nella città dell’automobile e Borghesiana (quasi 20%) nella città del disagio. La percentuale più bassa di residenti stranieri è tipica invece di varie aree urbane a ridosso o fuori dal GRA, dove la quota di case di proprietà o i grandi nuclei di case popolari assegnate nei decenni scorsi rendono meno probabile la presenza di non italiani. Il minimo di poco più del 4% si registra infatti a Torrino e Grottaperfetta a sud, Barcaccia e Osteria del Curato a sud-est, Serpentara a nord, seguite da Cecchignola, Tor Tre Teste e Tiburtino sud (circa 5%), Laurentino e Pignatelli (6%).

Tra il 2011 e il 2021 la quota degli stranieri è aumentata in tutte le zone urbanistiche tranne due (mappa 3 a destra): l’incremento di gran lunga maggiore si registra a Magliana (che, come detto, corrisponde a Muratella, +355%), seguita a distanza da Tor Cervara (+167%), entrambe interessate negli ultimi anni da consistenti nuove edificazioni a fronte di una popolazione residente abbastanza bassa. La percentuale è poi più che raddoppiata in quartieri eterogenei, come Centro direzionale Centocelle, Tor Tre Teste, Prima Porta, Testaccio, San Lorenzo e Tiburtino sud (+100-130%), e quasi raddoppiata ad Acqua Vergine (che corrisponde a Ponte di Nona), Aventino, Trastevere, Massimina, Celio, Gordiani e Pietralata (+85-100%). Oltre alle due uniche zone urbanistiche dove la quota di residenti stranieri si è ridotta, ossia Omo (-20%) nella periferia est e Della Vittoria (-11%) nella città ricca, e quella dove è rimasta praticamente uguale, ossia Tor Fiscale, in altre tre l’aumento è stato inferiore al 10%: Bufalotta, Castel Fusano e Parioli.

Mappa 3 – Residenti stranieri

Nota. Un ringraziamento particolare a Francesco Chiaradia, Eleonora Giacolini e Costanza Maria Saraceni per l’aiuto nel digitalizzare i dati dei Censimenti Istat 1981 e 1991.


Riferimenti bibliografici

[1] Istat (2023) “Censimento permanente della popolazione”. Roma. Data di Pubblicazione 09 giugno 2023.

[2] Comune di Roma (1977) Delibera del Consiglio Comunale n. 2982 del 29/30 luglio 1977 (pag. 167 del pdf).

[3] Billari, F. C., Tomassini, C. (2024). Rapporto sulla popolazione: l’Italia e le sfide della demografia. Il Mulino, Bologna.

[4] Caselli, G., Egidi, V., Strozza, C. (2021). L’Italia longeva: dinamiche e diseguaglianze della sopravvivenza a cavallo di due secoli. Il Mulino, Bologna.

[5] Rosina A. (2023). Un debole rinnovo generazionale, in “il Mulino, Rivista trimestrale di cultura e di politica” 4/2023, pp. 32-40.

[6] Minello, A. (2022). Non è un Paese per madri. Gius. Laterza & Figli Spa.

[7] Wilmoth, J. R., Bas, D., Mukherjee, S., Hanif, N. (2023). World social report 2023: Leaving no one behind in an ageing world. UN.

[8] Lelo, K, Monni, S., Tomassi, F. (2019) “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana“. Donzelli Editore, Roma.

[9] Miccoli, S., Naccarato, A., Reynaud, C. (2021). Territory and population: demographic trend of the metropolitan city of Rome. Rivista Italiana di Economia, Demografia e Statistica, RIEDS – Rivista Italiana di Economia, Demografia e Statistica – The Italian Journal of Economic, Demographic and Statistical Studies, SIEDS Societa’ Italiana di Economia Demografia e Statistica, vol. 75(3), pages 137-148, July-Sept.

[10] Lelo, K, Monni, S.,Tomassi, F. (2021) “ Le Sette Rome. La capitale delle disuguaglianze raccontata in 29 mappe”. Donzelli Editore, Roma.

[11] Bonifazi, C. (2013). L’Italia delle migrazioni. Il Mulino, Bologna.

[12] IDOS (2024) Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio. Diciottesimo Rapporto.

[13] ISMU (2024) Ventinovesimo Rapporto sulle migrazioni 2023, Franco Angeli.

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