Con questo lavoro proponiamo una prima analisi dei dati del censimento 2021 da poco pubblicati dall’Istat [1] per sezione censuaria, dati che si aggiungono alle quattro precedenti osservazioni censuarie del 1981, 1991, 2002 e 2011, tornando così ai temi già oggetto delle nostre due prime pubblicazioni su economiaepolitica nel 2018: istruzione superiore ed occupazione [2] [3], e aggiungendo uno sguardo all’evoluzione delle differenze di genere.
Il nuovo censimento permanente sostituisce quello tradizionale decennale e si basa sull’integrazione tra i dati di fonte amministrativa e quelli che vengono acquisiti attraverso le rilevazioni che ogni anno coinvolgono un campione rappresentativo di comuni e di famiglie. Per i comuni capoluogo delle Città metropolitane rimane possibile ricostruire gli indicatori relativi a demografia, istruzione, occupazione, composizione dei nuclei familiari e nazionalità anche per le aree sub comunali, come le zone urbanistiche di Roma.
Per la prima volta, insieme ai nuovi dati del censimento 2021, presentiamo anche i dati dei censimenti 1981, 1991 e 2001 per le 155 zone urbanistiche di Roma, oltre ai dati del 2011 già presenti nelle nostre precedenti analisi [1]. Si tratta di tutti i censimenti da quando nel 1977 sono state istituite le zone urbanistiche di Roma *, che ci consentono di confrontare gli ultimi 40 anni dei cambiamenti socioeconomici della città. Non più quindi solo una fotografia dell’esistente, ma uno sguardo alle tendenze che hanno caratterizzato la città in quasi mezzo secolo.
L’istruzione
La scolarizzazione è in crescita costante in questi 40 anni: se nel 1981 quasi la metà dei romani con più di 6 anni aveva solo la licenza elementare o nessun titolo e meno del 7% aveva una laurea, questa quota è rapidamente cresciuta a poco meno del 9% nel 1991, al 15% nel 2001, a oltre il 20% nel 2011 fino a quasi il 26% nel 2021. Nello stesso periodo, i diplomati sono raddoppiati dal 19% al 39%, quindi due terzi dei romani hanno un titolo di studio superiore o universitario. Al contrario, i romani con solo la licenza media sono diminuiti dal 28% al 22%, mentre quelli con licenza elementare o nessun titolo si sono ridotti a meno di un terzo, dal 46% al 13,5%. In termini assoluti l’aumento dei laureati ha registrato una continua accelerazione nel corso dei 40 anni: 172mila nel 1981, 225mila nel 1991, 360mila nel 2001, 497mila nel 2011, 651mila nel 2021. [4]
In particolare, i laureati sono cresciuti costantemente dal 1981 al 2021 in tutte le “7 città” di Roma [5], con un aumento molto marcato nella città del disagio e nella città-campagna, mantenendo però i divari esistenti tra le diverse aree urbane. Nel 1981 i tassi di laurea sulla popolazione con più di 20 anni erano infatti del 19% nella città ricca e del 13% nella città storica, aumentati rispettivamente al 44% e al 40% nel 2021. Nello stesso periodo, i laureati nella città compatta e nella città dell’automobile sono cresciuti più di quattro volte passando da circa il 6% al 26-30%, in linea con la media romana, mentre nella città del disagio e nella città-campagna sono aumentati da valori bassissimi del 2-3% fino al 17-18%. Se ci soffermiamo solo sugli ultimi 10 anni, dal 2011 al 2021 l’aumento dei laureati è notevole nella città del disagio (+48%) e nella città-campagna (+41%) che partivano da valori ancora bassi, anche se la media romana rimane lontana, e in misura minore nella città compatta (+32%) e nella città dell’automobile (+27%), mentre la crescita è limitata nella città ricca (+9%) e ancora di più nella città storica (+4%), partendo però da tassi molto più elevati.
Le zone urbanistiche con più laureati sono tutte nella città ricca, soprattutto nel II Municipio (mappa 1 a sinistra): dove superano la metà della popolazione con più di 20 anni a Salario ed Eur con oltre il 51%, e poco meno a Trieste, Parioli, Acquatraversa (che corrisponde alla Camilluccia), Nomentano e Medaglie d’Oro (48-50%), seguite da Pineto, Della Vittoria e Celio (circa 47%), e poi Farnesina e Tor di Quinto (corrispondenti a Ponte Milvio e Fleming), Navigatori e Flaminio (circa 46%). I tassi più bassi continuano a registrarsi in varie zone periferiche della città del disagio e della città-campagna, in tutti i quadranti vicino o fuori dal GRA, e in particolare nel VI Municipio, col minimo a Santa Maria di Galeria (13%) e poco più a Santa Palomba, San Vittorino e Borghesiana (quasi 14%), Torre Angela, La Rustica e Tor Cervara (circa 15%), Acilia nord, Torre Maura e Tor Sapienza (circa 16%).
Tra la zona urbanistica con il livello di istruzione terziaria più elevato (Salario 51%) e quella con il livello più basso (Santa Maria di Galeria 13%) c’è un rapporto di 4 a 1, ossia i laureati sono quattro volte di più a una distanza di pochi chilometri, con un miglioramento rispetto ai dati del 2011 quando il rapporto tra Parioli e Tor Cervara era di 8 a 1. Tra il 2011 e il 2021 i laureati sono aumentati di più proprio nelle zone urbanistiche coi tassi inferiori, che però hanno recuperato solo in parte il divario coi quartieri migliori (mappa 1 a destra): l’incremento maggiore è stato a Tor Cervara (dal 6 a oltre il 15%, +162%), ma anche a Santa Palomba (dal 7 al 14%) e Borghesiana (dall’8 al 14%), e poi a Tor Fiscale, Casetta Mistica, Ponte Galeria, Romanina e Don Bosco.
L’occupazione
Il tasso di occupazione nel 2021, come l’istruzione, risulta nettamente aumentato rispetto al 1981, pur con un andamento più variegato che risente probabilmente del crollo dell’occupazione intervenuto in città tra il 2020 e 2021 a causa della pandemia. Per questo motivo i dati vanno considerati con una certa cautela. Se nel 1981 e nel 1991 poco meno di una persona su due in età da lavoro risultava occupata (49%), nel 2011 il valore era salito al 64,5%, per poi subire una flessione a poco meno del 63% nel 2021. In termini assoluti gli occupati sono saliti costantemente: 941mila nel 1981, 970mila nel 1991, 1 milione e 3mila nel 2001, 1 milione e 80mila nel 2011, 1 milione e 90mila nel 2021. Nei dati del censimento 2021 resi disponibili non figura il tasso di disoccupazione, ma sappiamo dai dati a livello comunale che prosegue il suo andamento discendente dal 16,6% nel 1981 al massimo del 18,6% nel 1991, fino a scendere all’11,1% nel 2001, al 9,2% nel 2011 e ancora di più all’8,8% nel 2021.
Nelle “7 città” il tasso di occupazione ha seguito un andamento molto simile dal 1981 al 2021, con l’eccezione tra 1981 e 1991 della città storica, che mostra un calo netto, e tra 2011 e 2021 di nuovo della città storica e anche di quella ricca, con una riduzione più consistente rispetto alle altre aree. La città storica ha quindi avuto un aumento limitato dell’occupazione, dal 55% del 1981 al 67% del 2011 e poi al 58% del 2021, passando dal primo all’ultimo posto. Anche la città ricca ha visto un incremento contenuto, dal 52% del 1981 e 1991 al 68% del 2011 e poi al 63% del 2021. Nelle altre aree urbane l’aumento è stato molto più consistente: la città compatta dal 48-49% del 1981 e 1991 al 64-65% del 2011 e 2021; la città del disagio dal 46% del 1981 e 1991 al 60% del 2011 e 2021; la città dell’automobile dal 49% del 1981 al 63% del 2021; la città-campagna dal 49% del 1981 al 62% del 2021.
Nel dettaglio delle zone urbanistiche, nel 2021 i tassi di occupazione più elevati (mappa 2 a sinistra) sono sia in quartieri periferici di recente costruzione dove vivono coppie giovani, sia in alcune aree della città compatta: il massimo a Mezzocamino (71%) e Omo (69%), seguiti da Malafede, Lucrezia Romana, Saccopastore e Casal Bertone (67-68%), Centro Direzionale Centocelle, Grottarossa est, Torrino, Tuscolano nord, Tormarancia, Grottaperfetta e Conca d’Oro (66%). Al contrario, i tassi più bassi si registrano in zone eterogenee, sia centrali che periferiche: il minimo a Santa Palomba (50%), e poi Aventino, Grottarossa ovest e Santa Maria di Galeria (54-55%), Cesano, Centro Storico e Appia Antica nord (56%), Trastevere e Torre Angela (57-58%).
Tra il 2011 e il 2021 l’aumento di occupazione più consistente c’è stato in zone della periferia consolidata e in alcuni nuclei di case popolari (mappa 2 a destra): Centro Direzionale Centocelle (+17%), Tor Cervara (+12%), Osteria del Curato e Tiburtino sud (+6%), Serpentara e Casilino (+5%), Tor Tre Teste, Casal Bruciato e Tiburtino nord (+4%). L’occupazione si è invece ridotta nettamente nella zona urbanistica che nel 2011 deteneva il record (Magliana, che corrisponde a Muratella, dal 77 al 59%) e in varie aree centrali con una differenza tra 14 e 18%: Centro Storico, Trastevere, Celio, Aventino, Parioli, XX Settembre, Prati e Aurelio sud.
Le differenze di genere
Le differenze tra uomini e donne in termini di accesso all’istruzione e all’occupazione si sono progressivamente ridotte a Roma tra il 1981 e il 2021, seppure in misura diversa.
L’aumento di donne laureate negli ultimi 40 anni è stato costante. Nel 1981, su 172mila romani con la laurea solo 62mila erano donne, appena il 36% del totale. Nel 2011 le donne laureate a Roma erano arrivate a 265mila a fronte di 232mila uomini laureati, il 53% del totale. Dieci anni dopo, nel 2021, le donne laureate risultano essere ben 355mila, quasi centomila in più, a fronte dei 296mila laureati maschi: la distanza è quindi ulteriormente aumentata, e oggi le donne laureate a Roma rappresentano il 54,5% dei laureati complessivi, con una tendenza forte e netta.
Nonostante questo incremento delle donne laureate rispetto agli uomini, l’occupazione continua a rimanere sempre a vantaggio degli uomini. Nel 1981, su 941mila romani occupati solo 317mila erano donne, appena il 34% del totale. Ma già nel 2011 le donne occupate a Roma erano aumentate nettamente fino a 507mila, a fronte di 573mila uomini occupati (in calo rispetto a 30 anni prima), arrivando al 47% del totale. Dieci anni dopo, nel 2021, la percentuale di donne sul totale degli occupati rimane la stessa (47%), essendo 513mila a fronte dei 577mila uomini.
Nelle “7 città” la riduzione delle differenze di genere è proceduta in maniera abbastanza similare. Per la laurea, tutte le aree urbane partivano nel 1981 da una prevalenza maschile, più forte laddove i laureati erano superiori alla media romana, ossia nella città ricca (quasi 16 punti percentuali) e storica (10 punti), e più limitata laddove i laureati erano pochi, ossia nella città del disagio e nella città-campagna (1-2 punti), con valori intermedi nella città compatta e dell’automobile (4 punti). Già nel 2001 la città del disagio e la città-campagna avevano raggiunto una lieve prevalenza delle donne laureate. Nel 2021, solo la città ricca mantiene una prevalenza maschile (3 punti) e nella città storica c’è una sostanziale parità, mentre nel resto di Roma le donne laureate sono più degli uomini, da 1 punto percentuale nella città compatta a 2 nella città del disagio e dell’automobile, fino a quasi 4 nella città-campagna.
Per l’occupazione, nel 1981 lo svantaggio femminile era enorme ovunque, con la situazione relativamente migliore nella città storica e ricca (30-31 punti percentuali), seguite dalla città compatta (36 punti), dell’automobile (39 punti) e del disagio (41 punti), per finire col dato peggiore della città-campagna (ben 47 punti). Nel corso degli ultimi 40 anni le differenze si sono ridotte in maniera costante in tutte le aree, convergendo verso valori simili: nel 2021 il minimo è sempre nella città storica e ricca (circa 9 punti percentuali), poco di più nella città compatta e dell’automobile (10 punti) e il massimo nella città del disagio (13 punti) e città-campagna (15 punti).
Se guardiamo alle zone urbanistiche, nel 2021 sono 106 quelle dove le donne laureate superano gli uomini. La maggiore prevalenza di donne laureate (mappa 3 a sinistra) risulta soprattutto in periferia intorno e fuori dal GRA, a Tor Fiscale (oltre 6 punti percentuali), Porta Medaglia, Acqua Vergine, Magliana, Castel Fusano e Castelluccia (tra 5 e 6 punti), oltre al quartiere centrale di San Lorenzo (quasi 6 punti). Al contrario, le 44 zone urbanistiche dove vi è una prevalenza di laureati uomini sono tutte nella città ricca: la differenza maggiore a Farnesina e Parioli (quasi 9 punti percentuali), e poi Acquatraversa ed Eur (6-7 punti), Pineto, Navigatori, Salario, Medaglie d’Oro e Tor di Quinto (circa 5 punti), Della Vittoria e Prati (circa 4 punti).
Tuttavia, come nel 2011, a conferma del persistere delle differenze in termini di opportunità, non vi è alcuna zona urbanistica dove le donne occupate superino gli uomini. Le differenze minori sono osservate in zone eterogenee, ma in particolare nella città compatta (mappa 3 a destra): i valori più bassi sono a Villaggio Olimpico e Pineto (circa 3 punti percentuali), Tre Fontane (4 punti), Navigatori e Portuense (5-6 punti), Laurentino, Salario, Grottaperfetta, Tuscolano nord e Monte Sacro (quasi 7 punti). Le differenze maggiori tra uomini e donne occupati sono invece soprattutto nelle periferie fuori dal GRA, con qualche eccezione: il massimo a Santa Palomba (22 punti percentuali), Centro Direzionale Centocelle e Santa Maria di Galeria (21 punti), e poi San Vittorino, Lunghezza e Borghesiana (oltre 18 punti), Prima Porta, Giardinetti-Tor Vergata, Aeroporto dell’Urbe e Quadraro (circa 17 punti), Torre Angela, Settecamini e Appia Antica nord (circa 16 punti), Cesano (15 punti).
Riferimenti bibliografici
[1] Istat (2023) “Censimento permanente della popolazione”. Roma. Data di Pubblicazione 09 Giugno 2023
[2] Lelo, K., Monni, S., Tomassi, F. (2018) “Disuguaglianze sociali nelle città italiane”, in economiaepolitica. Anno X n. 16 sem. 2.
[3] Lelo, K., Monni, S., Tomassi, F. (2018) “Roma, periferie ed esclusione sociale”, in economiaepolitica. Anno X n. 16 sem. 2.
[4] Lelo, K, Monni, S., Tomassi, F. (2019) “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana“. Donzelli Editore, Roma.
[5] Lelo, K, Monni, S.,Tomassi, F. (2021) “ Le Sette Rome. La capitale delle disuguaglianze raccontata in 29 mappe”. Donzelli Editore, Roma.
* Delibera del Consiglio Comunale n.2982 del 29/30 luglio 1977.
Nota. Un ringraziamento particolare a Francesco Chiaradia, Eleonora Giacolini e Costanza Maria Saraceni per l’aiuto nel digitalizzare i dati dei Censimenti Istat 1981 e 1991.