In uno dei suoi studi più noti, “Le suicide. Étude de sociologie” (1897), Emile Durkheim propose una complessa relazione tra andamento economico e tasso dei suicidi. Secondo il sociologo francese, il tasso di suicidio tenderebbe ad aumentare non soltanto nel caso di crisi recessive, ma anche durante quelle “crisi di prosperità” che determinassero una situazione di “anomia”, ovvero un profondo turbamento dell’ordine sociale, di allentamento, disintegrazione dei legami che vincolano l’individuo alla società.
La recessione economica avviatasi nel 2007-2008, e le successive politiche di austerità adottate in Europa, hanno prodotto effetti negativi non solo sul tenore di vita, ma anche sulle condizioni di salute delle fasce sociali più deboli. In Grecia, per esempio, tagli alla sanità pubblica e crisi economica hanno ridotto l’accesso alle cure per i più indigenti e favorito la diffusione di alcune patologie infettive (Karanikolos et al. 2013). Diversi, poi, gli studi che tendono a confermare la tesi di Durkheim, di un legame, cioè, tra crisi economica e tasso di suicidio.
Un significativo aumento dei suicidi in Italia e Grecia è stato, per esempio, riportato da De Vogli, Marmoth e Stuckler (2012) e, per la UE, da Stuckler et al. (2009; 2011). Un’indagine condotta in Grecia su un campione di 2.256 persone ha stimato una crescita del 36% nei tentativi di suicidio tra il 2009 e il 2011 (Economou et al., 2011). Un lavoro sugli effetti della crisi e delle politiche di austerità sulle condizioni di salute delle popolazioni nella UE (a 15 e a 12 paesi), mostra come il 2007 possa essere considerato un punto di svolta nel trend dei suicidi: dopo un significativo declino, registrato nel periodo 2000-2007, il numero di suicidi è aumentato (Karanikolos et al. 2013). Non mancano, tuttavia, evidenze diverse. È il caso dei paesi Baltici in cui, nonostante la profonda recessione, i dati non mostrano un aumento significativo nei tassi totali di suicidio (Stankunas et al. 2013).
L’Italia è uno dei paesi maggiormente colpiti dalla recessione. Nel periodo 2007-2012, il Pil pro capite reale è diminuito, cumulativamente di 8,5 punti percentuali, mentre i tassi di disoccupazione sono passati dal 6,1 al 10,7 per cento. Come per altri paesi, anche per l’Italia i mass media nazionali e internazionali hanno riportato notizie riguardanti suicidi attribuiti alla crisi economica (New York Times, 2012). Per il periodo 1995-2010, l’Istat fornisce dati dettagliati sui casi di suicidio, disaggregandoli anche sulla base delle motivazioni dei suicidi, inclusi quelli dovuti a ragioni economiche. La Figura 1, riporta l’andamento dei tassi totali di suicidio nel periodo 1995-2010. Si può osservare un trend decrescente. Nel periodo 2003-2008, in particolare, il tasso di suicidi è calato, mentre l’impatto della recessione (post-2007) appare insignificante.
Se si considerano i soli suicidi attribuiti a motivi economici, si osserva un andamento notevolmente diverso. Come mostra la Figura 2, dopo il 2007, il tasso di suicidio tende ad aumentare. Uno studio, basato su dati relativi al periodo 2000-2010, ha stimato per l’Italia 290 suicidi e tentativi di suicidio per motivazioni economiche dovuti alla recessione (De Vogli, Marmot e Stuckler, 2012).
Tra le variabili legate ai cicli economici, la disoccupazione è quella che risulta più strettamente legata all’andamento dei suicidi (Ceccherini-Nellie e Priebe, 2011). La Figura 2 riporta anche l’andamento del tasso di disoccupazione. Nel caso italiano, se si considerano i dati annuali relativi al periodo 1995-2010, i tassi di disoccupazione non sembrano, tuttavia, essere correlati con i suicidi. Tra il 2007 e il 2010, il numero di suicidi è, tuttavia, cresciuto del 34% tra i disoccupati, del 19% tra gli occupati e del 13% tra le persone ritirate dal lavoro (Figura 3). È importante osservare, comunque, come per queste tre categorie, i suicidi siano diminuiti in tutto il periodo 1995-2008, per aumentare nei due anni seguenti.
I dati, disponibili fino al 2010, consentono di trarre solo indicazioni preliminari sull’andamento dei suicidi durante la crisi. In Italia, la recessione si è protratta fino al 2013, per cui trarre delle conclusioni sarebbe prematuro. Le differenze negli andamenti dei tassi totali di suicidio e di quelli dovuti a motivazioni economiche, suggeriscono, inoltre, come sia necessaria grande prudenza nell’interpretazione di un fenomeno così complesso come il suicidio.
* Università Magna Graecia di Catanzaro